Un Pendulare Basculante


Quando vado a lavoro in bici ogni giorno passo l’ingresso del museo della Shoah che ricorda gli passanti mandati in Germania e alla morte dai binari sotto la piattaforma principale di Milano Centrale. Essendo inverno si vede le persone attorno facilmente perché gli alberi sono senza foglie che bloccano le linee di visione.

Questo vicolo che corre lungo il basamento è talmente grigio che si vede qualsiasi vestito colorato. Quando passo ogni tanto a mezzogiorno per esempio, si nota subito quanto sia inutile la mimetica verde dei due soldati che mi guardavano con faccia senza espressione.

In queste settimane passano i gruppi delle classe di studenti che chiacchierano vivamente ma non troppo rumorosamente per rispettare la gravità del posto o per ordine severo da qualche insegnante. Nella sera invece si trovano lì i senzatetti che stanno preparando i loro letti per dormire sotto la tettoia che blocca un po’ le piogge improvvise.

Tre giorni fa sono uscito lavoro un po’ tardi e c’erano due volontari che distribuivano cibo mentre passavo. È una cosa abbastanza inusuale che guardavo ai piatti che alcuni avevano già per curiosità e perché stavo pensando a cosa avrei preparato io. Per la prima volta ho visto un gruppo già disteso a letto proprio all’ingresso del museo proprio davanti le porte di questo tristamente storico posto.

Se fossi io, lì preparandomi ad addormentarmi per poi essere svegliato e mandato via all’alba dai poliziotti, soldati o peggio una classe di ragazzini, sarebbe senza questione la peggiore notte della mia vita.

Intanto è sicuro che ogni persona lì ha una storia sua e scelte sue da confrontare ma non è detto che tutte le loro storie siano negative o che finiscano male e almeno si può godere qualcosa di calda offerta liberamente dal prossimo. Quello è il bello di questa storia che basta un qualcuno che riconosce la difficoltà del vicino per capire cosa gli serve in quel momento.

Inoltre, per me quell’opera di carità in quel luogo sottolinea la fragilità e la dinamicità della vita in questa città. Lì a Centrale passa ogni giorno un pezzo della società lombarda. Scorrono i poveri che chiedono soldi, i mercanti dei fidget spinner dall’Asia, i pendolari che negano tutto, i ricchi consumati dai loro cellulari, i turisti che ammirano l’architettura degli anni venti, i consulenti che parlano con i loro auricolari. Ciascuno è in movimento per raggiungere qualche altro luogo o con qualcosa da vendere, tranne quelli che, come pesci portati sulla spiaggia da un’onda molto forte, rimangono lì esposti all’ambiente.

Non è neanche ben chiaro se un’altra onda societaria porterà questi di nuovo nel flusso giornaliero, o se un’altra onda canaglia porterà ancora più persone al fianco della cattedrale del movimento e davanti a questo museo.

Nel frattempo, come sempre, passo e come tutti gli altri l’attenzione e la simpatia che ho per queste persone bascula.