Diritti positivi


Ho appena dato l’esame di CILS in cui c’erano due prove scritte. Credo di essere stato bocciato alla prova dell’ascolto ma la prima prova scritta era rilevante per questo blog. Chiedeva cosa ne pensavo del diritto alla salute sul posto di lavoro, perché le procedure non vengono sempre seguite anche se la conformità è nell’interesse dell’impresa e dei suoi dipendenti. All’indirizzo web potete lasciare un voto o correzioni alla brutta copia poi, rigrazio Cristina Vicarelli per la sua rilettura precisa.

Mi occupo di sicurezza informatica con un gruppo di Milano che lavora con alcuni grandi produttori italiani. Spesso io e miei colleghi ci ritroviamo vicino agli impianti o ai reparti di produzione degli stabilimenti in cui, se la politica di sicurezza sul posto di lavoro non è seguita, c’è pericolo per gli operai.

Come la sicurezza informatica viene considerata con attenzione solo quando qualche legge obbliga l’azienda, penso che anche la salute sul posto di lavoro non sia strettamente legata all’interesse proprio dell’impresa né italiana né americana.

In questi due paesi esistono parecchi regolamenti per proteggere dipendenti da situazioni di rischio fisico. Di pericoli ce ne sono tanti secondo me perché un’impresa in un mercato libero cercherà di abbassare i suoi costi anche se dovrà assumere un nuovo dipendente al posto di uno che si è ferito.

Questo concetto è stato reso evidente per me dal diritto alla privacy e rispecchia il comportamento aziendale con il diritto alla salute. Dopo l’attivazione delle pene per le violazioni del nuovo regolamento pan-europeo, il cosiddetto General Data Protection Regulation GDPR, la mia azienda ha visto una grande crescita dei clienti.