Sulla gratitudine


Non si riflette spesso quando si sta bene. Almeno, da quando ho aperto questo blog fino adesso, ho percepito questo. Nei periodi felici della vita mi sembra che non ci sia bisogno di fermarmi per considerare come sono arrivato ad essere così contento. Intanto, chi si accontenta, gode. Siccome sto bene adesso e siccome mi piace andare controcorrente e siccome posso lasciare la pulizia di casa ad un altro giorno ancora, penso e scrivo.

Recentemente ho avuto una conversazione con un prete, il Don Nonmeloricordo, di Pavia ad una cena molto divertente in provincia. Mi ha fatto notare durante una lunga conversazione che la base della felicità e del bene umano si trovano nella gratitudine per quello che abbiamo e con chi stiamo. Naturalmente per lui vuole dire gratitudine verso il Signore e naturalmente per me non è così chiaro.

Nonostante una mancanza di fede da parte mia per le sue spiegazioni dell’origine delle cose, ha ragione riguardo alla base della felicità. Spesso dopo una grande risata, sento il bisogno di ringraziare i miei amici e il meraviglio del mondo per avermi portato a quel tavolo e per aver vissuto quel momento. È una rivelazione che spesso esprimo alla fine di una serata come: “davvero grazie per X, Y e Z.”

A chi questo grazie è diretto non percepisce che queste parole non catturano sufficientemente il senso della gratitudine mia e spesso risponde solitamente con un “ci mancherebbe” che chiude la faccenda lì.

È anche vero che è assurdo andare in giro quando sei felice ringraziando tutti quanti per tutte le cose che hanno fatto per te e poi sottolineando quanto erano bravi per come hanno fatto queste cose. Per esempio i francesi si affaticano tanto comportandosi così alle loro feste. Quindi se ti comporti in questa maniera, ti prenderanno per un pazzo o peggio un francese.

Invece bisogna capire ad un livello molto profondo che tutto si può passare al prossimo. Inoltre, sento che è impossibile sufficientemente ringraziare gli altri che mi hanno fatto stare bene per un insieme di motivi che sono sempre diversi.

Al titolo dimostrativo, mi ricordo un Hackathon a cui ho partecipato nel mio primo anno di università a cui Matt Overstreet, uno sviluppatore del paese che mi ha affiancato per il fine settimana e nel giro di venti ore mi ha insegnato come si usa Ruby on Rails, cioè una libreria di programmazione per costruire siti web mentre lavoravamo su un progetto per l’evento.

Dopo che la presentazione del gruppo nostro andò a buon fine e un tizio mi offrì un lavoro a Denver, Colorado quell’estate sapendo solo che conoscevo Rails, ero commosso. Sono andato da Matt per ringraziarlo mentre l’evento stavo per chiudere e mi ha semplicemente risposto: “Nick, just pass it on.”

Quella risposta era ancora un altro boccone di saggezza che mi ha offerto liberamente che fino adesso non ho mica capito. Forse da questo esempio che è diventato una grande lezione per me, a te - caro lettore - posso passare degli appunti senza averla nel subconscio tuo per sette anni.