Il clima di New York cambia
Ieri un mio amico è tornato da un paese vicino ad uno dei punti più settentrionali del continente europeo, per iniziare una nuova carriera da poliziotto nel suo paese natale nella Norvegia. Negli ultimi dieci anni ha seguito un percorso estremamente istituzionale. Ha iniziato come soldato di fanteria, fino a diventare un sottufficiale. Ha, infine, frequentato l’università e l’accademia norvegesi.
Conosce le pratiche delle forze dell’ordine del proprio paese ed è entusiasta di discutere a lungo sugli approcci migliori del suo nuovo lavoro. La cosa che più mi ha colpito della sua mentalità è la comprensione dei propri limiti ed il saper riconoscere che non ci sia un unico modo per salvaguardare la sicurezza dei propri concittadini.
Al contrario, nel mio paese d’origine è ben chiaro che ad ogni livello determinati individui e dipartimenti vedano l’uso della forza come una necessità, nonostante il mondo intero possa vedere come sia inaccettabilmente eccessivo. A peggiorare tale dinamica, è emerso che alcuni dipartimenti rifiutano la responsabilità delle loro azioni.
Per questi motivi pervade le strade una rabbia giustificata, che si manifesta in protesta, reclamando il bisogno di riformare le strutture governative e culturali, al fine di prevenire ulteriori atti di violenza arbitraria da parte delle forze di polizia statunitensi.
Non ho né una laurea in giurisprudenza né una posizione politica, al contrario del governatore qualificato di New York Andrew Cuomo, che è pertanto in grado di avanzare proposte. Personalmente ritengo che quanto da lui proposto possa essere la via giusta per migliorare la situazione o perlomeno delineare la strada da percorrere.
Qualche giorno fa il governatore aveva esposto un elenco di proposte non solo legali ma che includono anche proposte per il cambio del bilancio dello stato. Forse ha tolto i punti che richiedano soldi o un ribilanciamento perché lo stato affronta un debito di 13 miliardi quest’anno. (ma questa è una mia speculazione).
La proposta del governatore si basa su questi quattro pilastri:
In primis in New York, propone di cambiare lo statuto legale 50-A che viene utilizzato per ostacolare la ricerca di prove durante le indagini di abuso da parte dei dipartimenti locali e statali della polizia.
Creare una normativa nazionale per vietare l’utilizzo dei chokehold - lo strangolamento - da parte dei poliziotti. (È assurdo che non sia già presente.)
Specificare, attraverso un’apposita legge, che una falsa chiamata alle forze dell’ordine per minacciare un individuo sfruttando differenza di razza, come fatto da una donna a New York City, diventi un crimine d’odio.
Oggi in tutta l’America è ancora comune che sia la polizia locale ad investigare su individui della polizia locale stessa quando questi vengano accusati di aver compiuto reati. Nello stato di New York è solo per una recente ordinanza che viene incaricato delle indagini un procuratore distrettuale (district attorney). Bisogna cementare questa in legge.
È chiaro come un buon terzo del popolo americano non percepisca l’esistenza del problema e francamente violenza con motivi razzisti si trova ovunque, soprattutto in quei paesi che negano di aver il problema. Però tu ed io dobbiamo scendere nei dettagli e spingere per cambiamenti che portino a leggi specifiche e pratiche, altrimente si perderà il momento in una battaglia puramente partigiana e acerba.
Spero in qualche modo di averti mostrato una piccola finestra sul mio paese ed una sua lotta per il progresso sociale. Dunque, vorrei che anche tu considerassi e dessi sostegno per individuare gli approcci giusti per migliorare la relazione tra tutta la gente e le forze di ordine nel tuo paese.
Ringrazio Alex, Andrea e una terza figura misterosa per i commenti e le correzioni.